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sabato 31 agosto 2024

~PENSIERI SULLA MUSICA E ALBUM CONSIGLIATI~

PENSIERI SULLA MUSICA E ALBUM CONSIGLIATI

“La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l'anima di colui che ascolta.” — Khalil Gibran

● Questo articolo sarà un raccoglitore di tutti i miei pensieri personali riguardo alla musica, dove elencherò e consiglierò anche gli artisti musicali, i gruppi e gli album che amo e che considero di alto livello.
Aggiornerò questo mio articolo ogni volta che mi andrà di farlo.

Per me la musica è quella musa senza tempo e dal fascino ineguagliabile che dà colore alla vita.

○ Album consigliati (i primi dieci che mi vengono i mente e che amo):

1. Hosianna Mantra — Popol Vuh (1972, mio voto personale: 10/10);
2. Argus — Wishbone Ash (1972, mio voto personale: 9+/10);
3. The Doors — The Doors (1967, mio voto personale: 10/10);
4. Happy Sad — Tim Buckley (1969, mio voto personale: 9,5/10);
5. Astral Weeks — Van Morrison (1968, mio voto personale: 10-/10);
6. Hejira — Joni Mitchell (1976, mio voto personale: 10-/10);
7. Taiji no Yume — Yoshiko Sai (1977, mio voto personale: 9+/10);
8. Led Zeppelin IV — Led Zeppelin (1971, mio voto personale: 10/10);
9. Mirage — Camel (1974, mio voto personale: 9/10);
10. Rock Bottom — Robert Wyatt (1974, mio voto personale: 10/10).

Più avanti ne consiglierò degli altri, magari suddivisi sempre in dieci album alla volta, in modo da non scrivere un elenco lungo e tutto di fila.

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Ⅰ) Tempo fa scrissi un mio pensiero in merito all'album Houses of the Holy (1973, mio voto personale: 9-/10) dei Led Zeppelin. Per quanto mi riguarda, tale albo sarebbe stato pressoché perfetto e assolutamente migliore nel caso in cui The Song Remains the Same  chiamata originariamente The Overture, la prima traccia — fosse stata inserita al suo interno in versione strumentale e al posto di quei due brani  che considero mediocri e scadenti se paragonati agli eccelsi standard qualitativi zeppeliniani — di The Crunge e D’yer Mak’er fossero stati inseriti quel gran pezzo di The Rover — brano che venne scartato dall'album e inserito in quello successivo — e la title track Houses of the Holy. Inoltre, penso anche al fatto che sarebbe stato meglio non alzare di un tono la voce di Robert Plant presente in The Ocean, il brano che conclude l'album. Con quelle modifiche, direi che sarebbe stato un album da 9,5, quasi perfetto, sebbene inferiore a quel capolavoro immortale di Led Zeppelin IV (1971, mio voto personale: 10/10), per me il secondo miglior album di sempre e il magnum opus dei Led Zeppelin. Peccato.

○ Volendo argomentare di più, direi che questa sarebbe stata la perfetta tracklist per Houses of the Holy, sempre secondo me:

1. The Overture
2. The Rover
3. Over the Hills and Far Away
4. The Rain Song
5. Houses of the Holy
6. Dancing Days
7. The Ocean
8. No Quarter

Per me il capolavoro intitolato No Quarter avrebbe chiuso alla perfezione questo album, il quinto atto della discografia zeppeliniana — nella sua versione migliore, sempre secondo la mia visione. Così sì che sarebbe stato un albo da 9,5 e non avrebbe sfigurato minimamente come successore del perfetto ed immortale Led Zeppelin IV. Peccato, davvero, esattamente come per Presence (1976, mio voto personale: 8-/10) e In Through the Out Door (1979, mio voto personale: 6,5/10).
I due brani che ho omesso — cioè The CrungeD'yer Mak'er  li considero degli scarti e degli esperimenti falliti (uno Funk, mentre l'altro Reggae), esattamente come altre canzoni dei Led Zeppelin — le prime che mi vengono in mente sono Hot Dog, Fool in the Rain e All My Love.
Mi piace pensare ad Houses of the Holy nel modo in cui l'ho modificato e con il nome di Led Zeppelin V. Ricordo che comprai il disco nel lontano 2011 e rimasi subito estasiato da The Rain Song, brano che considero uno dei capolavori massimi degli Zeppelin. Amai subito anche No Quarter — a mio parere un brano geniale e con un fascino unico — e Over the Hills and Far Away. Rimasi invece deluso da quei due brani del disco che non mi sono mai piaciuti, oltre alla voce presente in The Ocean, che nel complesso considero un gran bel pezzo Hard Rock — facendo il paragone, però, The Rover è superiore e una canzone di classe dei Led Zeppelin.
Dopo il monumentale signor doppio album intitolato Physical Graffiti (1975, mio voto personale: 9,5) ci fu la caduta dei Led Zeppelin, nonostante — nei loro due ultimi album, usciti dopo P.G. — ci furono due capolavori, cioè Achilles Last Stand e In the Evening — due brani che amo, soprattutto il primo, degno dei migliori Led Zeppelin. 

Se avrò voglia, elencherò e linkerò qui le demo e i brani scartati provenienti dalle sessioni di registrazione di Houses of the Holy. Per adesso, come dico spesso, I don't have voglia.

○ Ecco la magnifica versione strumentale di The Song Remains the Same, con un Jimmy Page al massimo della sua creatività: https://www.youtube.com/watch?v=1fcS_EXK8Uw
Amo questa versione del brano e la preferisco di gran lunga a quella originale cantata da Robert Plant.

○ Questa è una vera e propria gemma di demo pubblicata verso la fine di marzo del 2023 da Jimmy Page sul suo canale YouTube:

Si tratta della demo originale di The Rain Song, intitolata The Seasons, cioè l'idea originale di Page per il capolavoro contenuto in Houses of the Holy. Mi piace molto il video, che rende al meglio la musica, rievocando la copertina dell'album.

○ Questa, invece, è la prima versione demo di No Quarter, la quale venne composta ai tempi delle registrazioni di Led Zeppelin IV:

Il brano venne poi scartato da Led Zeppelin IV e ripreso e raffinato successivamente per Houses of the Holy. Si sente che si tratta di una versione grezza ed embrionale, nonostante a me piaccia molto.

○ Quest'altra, infine, è una collezione di bootleg delle sessioni di registrazione per il brano No Quarter:

Purtroppo la musica di questo livello è morta e non verrà mai più eguagliata.

Ricordo che nel 2011 mi misi a cercare e a scaricare tutte le demo e i brani rari dei Led Zeppelin, arrivando poi a possedere ogni bootleg pubblicato.
Spero che più avanti Jimmy Page pubblichi altre rarità dei Led Zeppelin mai ascoltate e che sono sicuro che possiede nel suo archivio. A tal proposito, mi piacerebbe molto ascoltare qualche nuovo brano proveniente dal periodo 19751978, un po' come per 10 Ribs & All/Carrot Pod Pod (Pod), una gemma rara degli Zeppelin risalente al 1975 e scartata da Presence, poi pubblicata nel 2015.

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Ⅱ) Un affresco impressionista e musicale all'animo, al mare, alla musa e alla roccia (Rock, Sea, Muse, Seek, brano introspettivo e degno di nota presente all'interno dell'albo)https://www.youtube.com/watch?v=FxQ4bBmpU20

○ The Allegory of Hearing (2000, mio voto personale: 8,5/10; sono sempre stato indeciso tra l'8,5 e il 9- come valutazione) è un album che amo davvero tanto e che considero il migliore uscito nell'anno 2000; lo ascolto spesso con piacere quando sono al computer e, inoltre, mi aiuta a rilassarmi e anche a pensare — delle volte la mente viaggia libera accompagnata dal suono di From a PromontoryEx Cathedra — pezzo tratto dall'album, il suo breve overture — è un brano strumentale magnifico, quello che per me rende al meglio lo stile musicale di Roy Montgomery. Il suo tocco chitarristico è unico e quel pezzo è la sua firma. In breve: Rock sperimentale introspettivo, trascendentale e dal tocco impressionista (come il resto degli album solisti di Roy Montgomery), cioè un invito a nozze per me.
Per quanto mi riguarda, il più grande merito di Montgomery è stato quello di amalgamare in modo intimo e introspettivo il Rock sperimentale con le atmosfere della sua terra, la Nuova Zelanda, un paese magnifico contraddistinto da dei capolavori unici di paesaggi. Ecco, io, ogni volta che ascolto uno dei suoi brani (come From a Promontory), durante l'ascolto viaggio con la mente e immagino proprio quei paesaggi, l'odore del mare, la brezza marina, cercando di immedesimarmi in lui, l'artista e il menestrello impressionista, con il suo viaggio interiore e le sue sensazioni che sono alla base della sua meravigliosa musica.

○ Come scrisse sul suo sito il grande Scaruffi (in merito a questo meraviglioso album):

“La psichedelia ambientale di Roy Montgomery è maturata nel corso di album sia a suo nome sia a nome dei Dissolve sia a nome degli Hash Jar Tempo in un'arte quasi trascendentale. The Allegory of Hearing (Drunken Fish, 2000), in particolare, rappresenta il culmine di un programma iniziato con la sua raccolta impressionistica Scenes From The South Island.
Lo stile di Montgomery cesella texture magiche, che creano una base ipnotica ma senza mai sprofondare in droni soporiferi e senza mai perdere l'elemento ritmico. Uno dei pilastri della sua armonia è il contrasto con il sottofondo, che è responsabile del fattore di trance. Il metodo assomiglia palesemente ai Raga indiani, ma i risultati sono in realtà significativamente diversi.
Il tema melodico di Ex Cathedra viene fratturato in staccato di chitarra sincopati e lo sfondo in questo caso e dati dai riverberi dei toni di chitarra. Le frasi tintinnati di As the Dali Lama Was Remarking I Believe imitano i toni strozzati dei balletti orientali, tuttavia la loro natura discreta, sconnessa, ne fa l'equivalente musicale del puntillismo di Seurat — e il sottofondo questa volta è una chitarra spaziale che sembra un'intera sezione d'archi. Rock, Sea, Muse, Seek è un esempio ancor più radicale di questa tecnica cubista, per via di un'incalzante percussività, mentre lo sfondo è un vagito languido di chitarra — ispirato all'inizio di Hurdy Gurdy Man di Donovan. Un Farfisa acido brilla dietro il pattern pulsante, insistente, di I Hear You Mocking (quinta traccia, non elencata sul CD), che sembra una danza sufi a spirale, mentre Where the Belltower Once Stood è un gioco spigliato di contrappunto. Ogni vignetta conferisce al Raga di Montgomery una prospettiva diversa. All'interno di ogni canzone, l'ascoltatore può percepire tanto una componente statica quanto una componente dinamica, tanto una maniera fluttuante quanto una maniera percussiva; esse coesistono e risuonano.
Il tour de force dell'album è una suite di 17 minuti in 7 movimenti — Resolution Island Suite — che al principio ricapitola la teoria dell'armonia trascendentale di Montgomery, ma poi trasforma la dicotomia ritmo/drone in un vortice minimalista alla Rainbow in Curved Air di Terry Riley.
Armato di poco più che un registratore casalingo e una chitarra, Montgomery si è lasciato il resto della musica Rock alle spalle e veleggia verso nuovi territori, con un sound che è trance e nostalgia, diario e avventura, inno e gioco, nebbia e miraggio.”

○ Per me The Allegory of Hearing è stato l'ultimo capolavoro di Roy Montgomery. Dopo nessun altro album che ha pubblicato è riuscito a raggiungere simili picchi, nonostante la sua sia sempre stata della musica di alto livello e anche di lusso se paragonata alla maggior parte della robaccia scadente e commerciale che viene pubblicata oggigiorno. Sad story...
Ora, volendo fare un paragone, i leggendari chitarristi come Jimmy Page si riconoscono subito dai brani come Whole Lotta Love (per me la sua firma chitarristica e il brano che rende al meglio il suo genio e il suo stile musicale unico), mentre un chitarrista più unico che raro come Roy Montgomery si riconosce da Ex Cathedra.

Grazie infinite per la tua musica, Roy. Per me fu una gioia scoprire i tuoi meravigliosi album — grazie al sito di Scaruffi.

○ Album consigliati:

1. Treasure — Cocteau Twins (1984, mio voto personale: 10/10);
2. In the Land of Grey and Pink — Caravan (1971, mio voto personale: 9+/10);  
3. Tago Mago — Can (1971, mio voto personale: 9,5/10);
4. Yeti — Amon Düül II (1970, mio voto personale: 9/10);
5. Behold & See — Ultimate Spinach (1968, mio voto personale: 9+/10);
6. Drum — Hugo Largo (1988, mio voto personale: 9/10);
7. Pure Phase — Spiritualized (1995, mio voto personale: 9+/10);
8. Within the Realm of a Dying Sun — Dead Can Dance (1987, mio voto personale: 9,5/10);
9. Pink Moon — Nick Drake (1972, mio voto personale: 10-/10);
10. In the Court of the Crimson King — King Crimson (1969, mio voto personale: 10-/10).

P.S. Il 10- su 10 che ho dato al capolavoro immortale In The Court of the Crimson King dei K.C. — probabilmente l'apice massimo del Progressive Rock — è dovuto alla prolissità di Moonchild, la cui parte sperimentale risulta essere troppo prolungata e stona leggermente con il resto dei capolavori contenuti nell'albo, secondo me. Ammetto però che tale album merita il 10 pieno. Diciamo che per me è un 9,9 e non un 10 pieno.

E sì, lo ammetto: amo la musica degli anni '60 e '70 — soprattutto quest'ultimo, il mio decennio preferito. Penso, inoltre, che la miglior musica sia uscita in questo periodo: tra il 1967 e il 1976; in questo arco di tempo c'è stato il massimo della musica moderna, secondo me.

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Ⅲ)  S W Λ N  S O N G

○ Il più grande capolavoro mai ultimato né pubblicato dei Led Zeppelin, proveniente dalle sessioni di registrazione di Physical Graffiti (Headley Grange, gennaiofebbraio 1974). Questa è una stupenda versione realizzata da un fan dei L.Z., il quale ha riassemblato le parti delle demo di Swan Song con delle sovraincisioni di chitarra di Jimmy Page, cercando di rendere la demo completa.

○ Questa, invece, è la demo originale di Swan Song (senza modifiche):

La batteria di John Bonham è sempre potente, piena e meravigliosa da ascoltare, sound pazzesco.
È un vero peccato che forse non vedremo mai una versione ufficiale del brano pubblicata in qualche cofanetto dei Led Zeppelin.

○ Anni più tardi, questo brano venne ripreso da Jimmy Page e Paul Rodgers per il primo album dei Firm (1985), il loro supergruppo degli anni '80. La canzone venne rielaborata, espansa e pubblicata con il nome di Midnight Moonlight:

Il testo è di Paul Rodgers, il quale dà una visione diversa al brano, lontana da ciò che sarebbe stato in origine.
Nonostante Midnight Moonlight sia davvero un gran pezzo (a mio parere il capolavoro presente nel primo album dei Firm), per me non è all'altezza del vero capolavoro che sarebbe stato se fosse stato raffinato e ultimato dai Led Zeppelin, con Robert Plant alla voce, Bonzo alla batteria, il geniale John Paul Jones al basso e alle tastiere e Page con uno dei suoi favolosi assoli di chitarra ai tempi, quando era al massimo della sua creatività. Chissà come sarebbe stato come brano completo, soprattutto se fosse stato pubblicato in Physical Graffiti, magari al posto di quello scarto di Black Country Woman, la pecora nera presente nell'albo — che per me lo rovina e ne abbassa il valore complessivo. In tal caso, per me sarebbe stato un album perfetto e da 10, alla pari con Led Zeppelin IV.
Kashmir, In My Time of Dying, In the Light e Swan Song.

○ Riguardo ai Led Zeppelin ad Headley Grange, ecco questa rarità in HD (filmato risalente al gennaio del 1971):

○ Sempre in merito ai Led Zeppelin e Headley Grange, ecco una scena tratta dallo stupendo documentario musicale It Might Get Loud (2008), dove Jimmy Page parla della storia dei Led Zeppelin e del periodo creativo della band vissuto ad Headley Grange:

Tempi meravigliosi, quando nel mondo veniva pubblicata la vera musica.

Il periodo dei Led Zeppelin dopo il 1975 mi affascina particolarmente, soprattutto per il loro tentativo di continuare a pubblicare della grande musica, nonostante i capolavori che avevano già composto, soprattutto Stairway to Heaven, Kashmir e The Rain Song — dopo tre pezzi eccelsi del genere è quasi impossibile fare meglio. Malgrado tutto questo, gli Zeppelin ci provarono e concepirono Achilles Last Stand/Two Ones Are Won, il loro ultimo vero capolavoro.
Jimmy Page diede tutto sé stesso in Presence e si sente, soprattutto in Achilles... e Nobody's Fault but Mine. A mio parere, il fatto che tale album non sia stato un capolavoro — e assolutamente inferiore a P.G.  è dovuto ad una cattiva scelta da parte dei membri della band delle canzoni da inserire al suo interno, oltre che dalla loro fretta nel registrarlo. A tal proposito, se gli Zeppelin si fossero presi un anno in più per registrare Presence e avessero ripreso e raffinato Swan Song, magari componendo un paio di altri grandi pezzi del livello di Nobody's... e omettendo quello scarto di Royal Orleans, in tal caso avremmo avuto l'ennesimo capolavoro e la vera versione di Presence. Secondo me, inoltre, pure 10 Ribs & All/Carrot Pod Pod (Pod) — brano scartato da Presence — andava raffinato e inserito nell'album. Peccato, come per Houses of the Holy.

○ I Led Zeppelin sono il mio secondo gruppo preferito — dopo i Pink Floyd — e ho amato la loro musica sin da quando ero un ragazzino; li conobbi tanti anni fa con il celebre Led Zeppelin II e fu amore al primo ascolto. Ora, se dovessi stilare una classifica di tutti i loro album e dare una valutazione ad ognuno essi, direi:

1. Led Zeppelin IV (1971, mia valutazione: 10/10);
2. Led Zeppelin II (1969, mia valutazione: 10-/10);
3. Physical Graffiti (1975, mia valutazione: 9,5/10):
4. Led Zeppelin (1969, mia valutazione: 9+/10);
5. Led Zeppelin III (1970, mia valutazione: 9/10);
6. Houses of the Holy (1973, mia valutazione: 9-/10);
7. Presence (1976, mia valutazione: 8-/10);
8. In Through the Out Door (1979, mia valutazione: 6,5/10).

P.S. Coda (1982, mia valutazione: 7+/10) non lo considero un vero e proprio album in studio dei Led Zeppelin, bensì una raccolta di rarità provenienti da vari periodi della loro carriera musicale, oltre ad un regalo d'addio ai fan da parte della band, soprattutto da parte di Jimmy Page. Coda, infatti, vide la luce grazie alla grande ricerca di Page del materiale scartato dalla band, che venne rimasterizzato, sovrainciso e pubblicato due anni dopo lo scioglimento del gruppo.
Nel complesso considero Coda migliore di In Through the Out Door (1979), soprattutto la sua versione deluxe del 2015 (e anche quella bonus del 1993, la quale contiene Hey, Hey, What Can I Do, brano meraviglioso), con al suo interno diverse gemme e rarità.

○ La perla presente in Coda:

È un vero peccato che Hey, Hey, What Can I Do venne scartata da Led Zeppelin III. Ricordo — se non erro — che venne pubblicata nel singolo di Immigrant Song del 1970 come secondo brano — il lato B. Sì, ho controllato su Wikipedia ed è così. Mi ricordavo bene.
Certo che pubblicare un singolo bomba con due brani del genere — Immigrant Song e Hey, Hey...  non è da tutti.

È difficile fare una classifica degli album dei L.Z. — tranne per il migliore e per il peggiore, che penso siano oggettivi — e dargli una valutazione, poiché bisogna tenere conto di diversi fattori oltre ai brani contenuti al loro interno. Per me un fattore importante da tenere in considerazione è il periodo in cui quegli albi musicali vennero registrati, insieme al diverso approccio oltre che al processo creativo che portarono alla genesi della musica contenuta al loro interno, come nel caso di Presence (1976), il settimo album dei L.Z. che venne registrato in un periodo particolarmente difficile per la band — dopo il capolavoro monumentale di P.G. del '75. Inoltre, considero Presence l'album zeppeliniano più difficile da valutare e collocare in una ipotetica classifica.
In definitiva, sono sicuro al 100% solo per il migliore e il peggiore album dei L.Z. e per i voti che gli ho dato; per gli altri, invece, magari in futuro potrei cambiare idea.
Una cosa è certa: la discografia degli Zeppelin è eccelsa e la reputo la migliore della storia del Rock, insieme a quella dei Pink Floyd e dei Doors.

○ Album consigliati:

1. Third Ear Band — Third Ear Band (1970, mio voto personale: 10-/10);
2. Come — One (1972, mio voto personale: 9,5/10);
3. The Moon and the Melodies — Harold Budd, Elizabeth Fraser, Robin Guthrie & Simon Raymonde (1986, mio voto personale: 9/10);
4. Down Colorful Hill — Red House Painters (1992, mio voto personale: 9+/10);
5. Fragile — Yes (1971, mio voto personale: 9+/10);
6. Saint Seiya Original Soundtrack VI — Seiji Yokoyama (1988, mio voto personale: 9-/10);
7. Selling England by the Pound — Genesis (1973, mio voto personale: 9+/10);
8. Octopus — Gentle Giant (1972, mio voto personale: 9,5/10);
9. Wish You Were Here — Pink Floyd (1975, mio voto personale: 10/10);
10. The Dark Side of the Moon — Pink Floyd (1973, mio voto personale: 10 e lode/10).

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Ⅳ) Parlando sempre di musica ma in questo caso della piccolezza in ambito musicale (cioè l'esatto opposto della grandezza e della superba musica di cui ho parlato precedentemente in questo mio ottimo articolo), per me è sempre fin troppo esilarante vedere come delle perfette nullità e degli amatori da due lire in campo musicale — i quali hanno speso decenni della loro anonima vita per pubblicare un ammasso di spazzatura senza alcun valore, pretendendo pure che venga acquistata da qualcuno, magari sordo — stiano sempre a vedere ciò che io scrivo sui miei spazi personali, in particolare sulla musica, cioè la cosa più lontana da loro e che non gli apparterrà mai, esattamente come la creatività, la forza e la virtù. Ovviamente, io salvo i loro deliri, in modo da informare le persone citate e insultate da loro, così che magari qualcuna di esse non decida di denunciarli e di farli sparire dalla rete, com'è giusto che sia, visti i loro crimini informatici mai puniti dalla legge.
Sempre in merito al pattume in campo musicale, una delle più grandi porcherie che io abbia mai ascoltato in vita è senza alcun dubbio un imbarazzante e cacofonico brano” (virgolette d'obbligo), dove nel titolo vi è il nome di una città del Nordafrica. Bisogna ringraziare l'imbarazzante e decadente autore di tale aborto, giacché fornisce un lassativo sonoro e soprattutto gratuito a chiunque ne abbia bisogno, esattamente come il resto della sua trascurabile ed imbarazzante “musica” — e proprio come alcuni dei suoi idoli tanto amati.
Ora, non c'è niente di negativo nell'esprimere le proprie opinioni; il problema sorge quando un tizio si mette a citare gli altri e ad insultarli (specialmente i grandi con nome e cognome e coloro a cui non sarebbe nemmeno degno di lustrare le scarpe), poiché dimostra di essere soltanto un piccolo, intollerante e decadente “uomo” a cui brucia troppo il deretano ed è invidioso verso la grandezza altrui. Insomma, le solite pulci impotenti che urlano e hanno sprecato la loro intera esistenza tentando invano di lasciare qualcosa di valore, con l'unico risultato di aver lasciato l'esatto opposto, cioè niente o al massimo un ammasso di pattume senza valore. La cosa più assurda è vedere poi certi poveracci sterili e invidiosi insultare i grandi musicisti e i grandi recensori, oltre alle persone giovani, creative e così lontane da essi e dalla loro triste condizione di pulci insignificanti e impotenti. Questa è certamente roba degna degli aborti malriusciti e dei profani pieni di boria e musicalmente incapaci. Risate di pietà, ormai un'ovvietà...
Come sempre, i grandi sono per i grandi, come Piero Scaruffi tra i recensori musicali e i Popol Vuh tra i gruppi, mentre gli scarti sono per gli altri scarti, sia in campo musicale sia per tutto il resto.
Beatles! Bengasi! Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! È meglio tagliarsi le orecchie che ascoltare certi lassativi sonori e pernacchie; porcherie per le masse e alcune sorde racchie.
Come sempre, noi ne prenderemo atto; la fine per l'orecchio... a causa di certi aborti sonori rilasciati da certe tube di Falloppio; risate a scoppio. 😂
Concordo pienamente con quanto ha scritto Scaruffi sui Beatles, cioè il gruppetto da due lire più sopravvalutato di sempre, un fenomeno per le masse costruito ad hoc e dato al popolino, il quale aveva bisogno di canzonette commerciali e di idoli da venerare. Gli eccelsi gruppi come i Pink Floyd, i Led Zeppelin e i Doors sono avanti anni e anni luce rispetto a quella band di bassa lega. Starr faceva ridere i polli come batterista, soprattutto se paragonato a un gigante della batteria come John Bonham. Per quanto riguarda gli album dei Beatles, salvo buona parte di Abbey Road (1969), invece, lasciamo perdere proprio... specialmente se si vuole fare un confronto con i capolavori di album dei Led Zeppelin e dei Pink Floyd. Ecco l'abisso che c'è tra i grandi e i piccoli.

○ Album consigliati:

1. Starsailor — Tim Buckley (1970, mio voto personale: 10-/10);
2. Vernal Equinox — Jon Hassell (1977, mio voto personale: 9+/10);
3. White-Out Conditions — Bel Canto (1987, mio voto personale: 9/10);
4. Master of Puppets — Metallica (1986, mio voto personale: 9/10);
5. Blue — Joni Mitchell (1971, mio voto personale: 9,5/10);
6. Victorialand — Cocteau Twins (1986, mio voto personale: 9-/10);
7. Bryter Layter — Nick Drake (1971, mio voto personale: 10-/10);
8. Aqualung — Jethro Tull (1971, mio voto personale: 9+/10);
9. In Rock — Deep Purple (1970, mio voto personale: 9+/10);
10. Passion: Music for The Last Temptation of Christ — Peter Gabriel (1989, mio voto personale: 9,5/10).

○ Album scadenti e da evitare:

1. Squeeze  The Velvet Undergound (1973, mio voto personale: 3+/10);
2. Jazz from Hell — Frank Zappa (1986, mio voto personale: 3,5/10);
3. Love Beach — Emerson, Lake & Palmer (1978, mio voto personale: 4-/10);
4. Rumours — Fleetwood Mac (1977, mio voto personale: 4/10); 
5. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band — The Beatles (1967, mio voto personale: 3,5/10).

P.S. Comunque, volendo essere clemente verso il pessimo ed imbarazzante Squeeze (1973) dei falsi Velvet Underground, linko questa perla tratta dall'album (il + nella mia valutazione è dovuto a questo brano):

Si tratta dell'unica canzone di valore presente in quell'albo a dir poco orrendo e scadente. Peccato, poiché si tratta di un brano stupendo e l'eccezione in quell'ammasso di pattume da due lire. Ammetto che a me piace molto come canzone e spesso la riascolto con piacere, cercando di dimenticarmi di tutto il resto dell'album di cui fa parte — la copertina, però, non aiuta.

E per quanto riguarda questo brano sempre tratto dallo stesso album, invece:

Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! Per me è perfetto per farsi venire una colica intestinale, soprattutto ascoltando il ritornello, proprio come per la musica dei Beatles — infatti me la ricorda molto. Mi fa troppo ridere e mi sembra proprio un pezzo di un album da due lire dei Beatles (come da prassi per loro), con alla voce quell'attore che prese il posto del vero McCartney, il quale morì nel 1966 in un incidente stradale. Chi ama i Beatles, infatti, ama la menzogna e farsi prendere in giro da tale fenomeno per le masse sapientemente costruito. D'altra parte, io non posso fare altro che ridere di pietà e continuare ad ascoltare i veri capolavori.

○ In merito alla morte del vero McCartney (cosa che non mi interessa più di tanto, visto che i Beatles mi fanno pietà come gruppo), cito Wikipedia:

“Nel dicembre 2010, la rivista Gente ha dato la notizia che l'Aston Martin DB5 Saloon" appartenuta a McCartney nel 1966, e alla guida della quale, secondo i sostenitori del PID, avrebbe avuto il fatale incidente automobilistico, è stata rintracciata ed è in fase di restauro presso un'officina di Corsico nell'hinterland milanese, di proprietà del meccanico Walter Baroni, esperto di auto d'epoca britanniche, dietro ordine del nuovo proprietario. Sull'auto sono stati rinvenuti segni di un passato incidente che risalirebbero proprio al fatidico 1966, tra cui tracce di sangue. I segni di tale urto non sembrerebbero essere così evidenti da aver potuto causare la morte o il ferimento grave del guidatore al momento dello scontro.

Intanto, quell'auto appartenuta a Paul ha dei segni di un incidente avvenuto proprio in quell'anno, nel 1966 — chissà perché. Ma alla fine è ovvio che verrà negato tutto, come per altri argomenti, cosa vista e rivista un sacco di volte. Non si ammetterebbe mai di aver ingannato le persone con una farsa e un sosia spacciato per il vero McCartney. È palese ed è negli interessi di chi ha orchestrato l'inganno, con la verità che non deve venire a galla, che novità...
Per me McCartney morì davvero in un incidente stradale e venne poi rimpiazzato da un sosia, dato che i Beatles erano una vera e propria miniera d'oro ai tempi, oltre che un fenomeno di massa costruito per tenere buono il popolino con delle canzoni commerciali e degli idoli per le masse. Ecco perché non si sarebbe mai e poi mai accettato lo scioglimento del gruppo più famoso al mondo nel '66, soprattutto per via degli enormi guadagni derivati dalla vendita dei loro album scadenti.
Prima ho visto alcune fotografie che confrontano McCartney prima del 1966 e dopo: si vedono alcune piccole differenze nel naso, nelle orecchie e nelle labbra del vero Paul e del suo sosia — cosa che notai anche tanti anni fa sulla rete, durante alcune mie ricerche. Magari in futuro potrei approfondire questo argomento e scriverci sopra un articolo, visto che mi piace analizzare i cosiddetti complotti”. Ah, ah, ah! Già solo per questo aspetto, per me è tutto vero, visto che questa teoria o meglio verità va contro la versione ufficiale (la quale molte volte ha provato a smentire la teoria, sempre con il solito modus operandi e alcuni ingannatori prezzolati noti, i soliti servi del sistema pronti a dare manforte e a sbufalare” 😂), esattamente come per altre verità note e ben più importanti di un sosia che si è spacciato per un musicista da due lire che faceva parte del gruppo più sopravvalutato di tutti i tempi.

Comunque, certo: chi è che non camminerebbe scalzo sull'asfalto rovente per via del caldo (soprattutto d'estate, verso l'una/le due del pomeriggio)? Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! È un po' come camminare scalzi in spiaggia sulla sabbia rovente e in pieno giorno, sempre per via del gran caldo. Risate di pietà...

○ Riguardo alla fotografia presente sulla cover dell'album Abbey Road del 1969 (che parla proprio della morte di McCartney attraverso i simboli, come il falso Paul scalzo, cioè il morto, l'unico dei quattro senza le scarpe), la simbologia è onnipresente, soprattutto nell'arte, nella musica e nei film. Ma questa è un'altra storia (già affrontata da me in passato):

Soltanto gli ingannatori e i cechi negano tutto questo, che è evidente e onnipresente nelle opere.

“I vestiti di tutti i giorni...”
Certo... uno si veste tutti i giorni da becchino, soprattutto un musicista. 😂 Risate di pietà, di nuovo.

○ Ecco due esempi di capolavori che amo e che ascolto spesso:


È ovvio che difficilmente ad una persona che ascolta questa musica di livello superbo potranno mai piacere i gruppetti sopravvalutati e scadenti come i Beatles, come nel mio caso.
Nemmeno se avessero impiegato mille anni gli artisti e i gruppi a dir poco mediocri come i Beatles avrebbero mai potuto comporre simili capolavori.
Ecco anche perché, dopo aver ascoltato simili brani ed essendo abituato ad ascoltare roba di alto livello (come quella che ho linkato), a me non potrà mai piacere la musica scadente, rozza, commerciale e senza alcun valore dei Beatles.

Alla fine è proprio vero che dopo il 1976 iniziò il lento declino della musica moderna, specialmente si osserva quanta spazzatura è stata pubblicata dal '77 fino ad oggi (soprattutto dal 2010 in poi), salvo poche eccezioni.
Per me il capolavoro Hejira (1976) di Joni Mitchell segnò la fine del periodo d'oro della musica moderna — dal 1967 fino al 1976, nove anni di musica eccelsa.

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Ⅴ) La mia musica

○ Parlando di me, di tutti i brani secondari che ho composto e pubblicato, sono fiero di questi due:


Il primo brano lo composi verso marzo del 2022 — dopo aver visto un video sulle notizie riguardo alla guerra in Ucraina — e poi lo pubblicai quasi un anno dopo, verso l'inizio gennaio del 2023, in modo da iniziare l'anno con una mia pubblicazione musicale.
Il secondo brano è la versione alternativa di un mio brano — composto e pubblicato alla fine di gennaio del 2022 — eseguita da un talentuoso musicista italiano; la sua versione è stupenda e non c'è paragone con la mia — utilizzai un virtual piano trovato su Internet, suonato da me con la tastiera del computer. In realtà, possiedo anche una terza versione di quel mio brano e ho utilizzato soltanto una piccola parte di esso per il mio canale musicale, però la riservo per me, esattamente come la mia musica principale di chitarrista.

○ Perché ho definito quei miei due brani secondari? Perché io sono un chitarrista o meglio lo sono stato in passato. Non sono un pianista né un tastierista e delle volte compongo per hobby e passione dei brani al computer. La mia vera musica è quella che ho composto quando ero un chitarrista, mai pubblicata per mia scelta. Scelsi di non essere un musicista e non di non guadagnare con la mia musica. Ecco anche perché tutti i brani che ho pubblicato sono gratuiti e non ho mai voluto lucrarci sopra, soprattutto per amore verso la musica; in secondo luogo, perché quei brani non hanno un grande impegno dietro, non sono registrati né mixati bene e non sono nemmeno eseguiti con una tastiera e un pianoforte vero (tranne per quello eseguito da quel musicista, eseguito e registrato davvero bene), esattamente come per la mia musica ironica che composi per farmi due risate.
In realtà, avevo composto altri due brani ancora più belli di quelli che ho linkato (uno ripreso e finito l'anno scorso), tuttavia ho deciso di non pubblicarli per non farmeli rubare e storpiare. Tempo fa, infatti, accadde che uno squilibrato con problemi seri — che commise dei reati nei mei confronti e mi insultò per anni — rubò e storpiò la mia musica per dispetto. Dunque ho deciso di non pubblicare i miei nuovi brani. Non scrivo nemmeno i titoli di quei due brani che non ho pubblicato, poiché non voglio che vengano rubati.
Alla fine, ecco la differenza che c'è tra me e alcuni amatori falliti e da due lire, i quali hanno speso la loro vita pubblicando un ammasso di spazzatura, senza il minimo riconoscimento: io non sono un pianista, eppure ho composto roba con una misera tastiera del computer e un virtual piano che è piaciuta ad un talentuoso musicista che ha suonato con dei grandi come Pavarotti, Tom Jones e Joe Cocker. Almeno io, a differenza di altri, non ho mai trovato delle imbarazzanti scuse come la volpe che non riesce ad arrivare all'uva, magari affermando che a me non interessa se la mia musica abbia successo o venda, nonostante io in passato abbia provato a venderla, suonando in studio con dei musicisti e pubblicando degli album veri, non venendo riconosciuto e restando un nulla in campo musicale, magari con della musica che fa pietà e con alcuni brani pure rubati e storpiati da quelli di grandi musicisti e gruppi. Insomma, nulla di più falso e tragicomico, giacché se un tizio ha registrato degli album in studio e li ha pubblicati, spendendo dei soldi, significa che voleva venderli e guadagnarci (non lo ha fatto certo gratis... 😂), oltre al fatto che gli interessava avere un minimo riconoscimento e apprezzamento per la sua musica, dato che ha provato a venderla e continua tutt'oggi a cercare di venderla sul web. È talmente evidente... D'altra parte, si sa: la verità punge e fa male, soprattutto a chi mente a sé stesso e trova delle inutili ed imbarazzanti scuse, tentando invano di cancellare il proprio fallimento. Sad story...
Io mi limito ad affermare di non essere un musicista per mia scelta, oltre ad affermare che in passato ho pubblicato dei miei brani — appunto secondari e realizzati per hobby, per passione e alcuni per ridere — gratis sul web, nulla di più. Per quanto riguarda questo mio articolo, invece, qui scrivo alcuni miei pensieri personali sulla musica in generale, condividendo gli album che reputo di alto livello.

○ Parlando d'altro, mentre scrivevo qui sul mio blog ho trovato su YouTube una versione demo che non conoscevo di un brano dei Led Zeppelin che non mi è mai piaciuto (D’yer Mak’er):

Con questo mix mi piace rispetto alla sua versione originale contenuta nell'album. Non lo so, anche se è la stessa esecuzione del brano, mi piace di più con questo tono. Di quella canzone l'unica cosa che mi piaceva era la batteria di Bonzo, sempre impeccabile in ogni album degli Zeppelin, dal primo all'ultimo.
Un motivo per cui quel pezzo non mi è piaciuto è perché stonava se accostato ai capolavori come The Rain Song e No Quarter (dello stesso album ma come la notte e il giorno, due capolavori e una robetta mediocre), oltre al fatto che non amo il genere Reggae. Inoltre, non mi è mai piaciuta la voce di Plant in quel pezzo, forse proprio per via di quel genere musicale e per il fatto che sono sempre stato abituato a sentirlo cantare roba ben diversa.
Sono contento di aver aggiunto altre chicche mancanti alla mia collezione di rarità sui Led Zeppelin. Voglio averle tutte, come quelle dei Pink Floyd.

“When you cut it, mama... mama, please save me a slice… (😂)
Chew on a piece of your custard pie...
Drop down…”


Mi era venuto in mente. Un pezzo stupendo (rielaborato da vecchi brani Blues, specialmente nel testo, come Drop Down Mama di Sleepy John Estes), però il testo, soprattutto quella parte citata, mi ha sempre fatto ridere per via dei doppi sensi. Ricordo quando lo ascoltavo a palla con le cuffie. 😂 Che riffone e quanta potenza e brutalità Bonham.
Che robetta da quattro soldi i Beatles... Oh, mama... Risate di pietà. Ha, ha, !

Dopo aver ascoltato quel brano, The Rover è d'obbligo.
Drop down!

○ Parlando di Scaruffi, rispetto molto la sua opera dove ha recensito moltissimi album musicali e tengo molto in considerazione la sua opinione in merito alla musica, nonostante io non sia d'accordo con lui su ogni cosa. Inoltre, reputo alcune sue uscite e alcuni suoi voti deliranti, come ad esempio ciò che scrisse in merito a Physical Graffiti dei Led Zeppelin e al voto che gli diede: due righe scritte e un misero 6,5, manco fosse una robetta da due lire che meritava poco più della sufficienza. Ah, ah, ah! Ad ogni modo, lo ringrazierò sempre per avermi fatto conoscere alcuni capolavori rari e la musica dell'immenso Tim Buckley. Non sono certo un suo seguace e non prendo tutto ciò che ha scritto come se fosse il Vangelo. Io non sono il seguace di nessuno, tranne che di Dio.
I gruppi come i Beatles, gli U2 e altri mi hanno sempre fatto pietà sin da ragazzino, ben prima di conoscere il sito di Scaruffi.
Uno come me ha sempre ascoltato roba come i Led Zeppelin, i Doors e i Pink Floyd, mica la robetta da quattro soldi come i Beatles, cioè l'apoteosi della band sopravvalutata, commerciale e per il popolino.
Ad una persona che ascolta i Popol Vuh, i Dead Can Dance e i Cocteau Twins, difficilmente potrebbero piacere i Beatles, come nel mio caso.

○ Album consigliati:

1. The Velvet Underground & Nico — The Velvet Underground (1967, mio voto personale: 10/10);
2. Neu — Neu (1975, mio voto personale: 9,5/10);
3. Hot Rats — Frank Zappa (1969, mio voto personale: 9,5/10);
4. Faust IV — Faust (1973, mio voto personale: 9,5/10);
5. Horses — Patti Smith (1975, mio voto personale: 9,5/10);
6. Benzaiten — Osamu Kitajima (1976, mio voto personale: 9-/10);
7. The Modern Dance — Pere Ubu (1978, mio voto personale: 10-/10);
8. Led Zeppelin II — Led Zeppelin (1969, mio voto personale: 10-/10);
9. Everybody Knows This Is Nowhere — Neil Young with Crazy Horse (1969, mio voto personale: 10-/10);
10. Ocean — Eloy (1977, mio voto personale: 9/10).

○ Un album orrendo, osceno e da evitare che mi viene in mente è questo (1982, mio voto personale: 2+/10):

— ALBUM DEDICATO A LVI 

Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah! — Ah, ah, ah!
Quella canzone mi fa ridere a pancia all'aria, soprattutto per la trombetta all'inizio. Alcune canzoni dell'albo le ha scritte Malgioglio. 😂😂😂 Oddio, quasi quasi mi fa più ridere di un aborto da collasso intestinale di cui ho parlato precedentemente qui.
La cosa che mi dispiace è che 'sta roba è stata prodotta da Miki Curtis, il cantante dei Samurai... No comment... L'aspetto positivo è che almeno quel disco è ottimo per farsi due risate.

QVΛNDO C'ERΛ LVI, gli album venivano pubblicati in orario... e le paludi venivano bonificate... 😂
In passato lessi che quell'albo vale molto. Io non lo pagherei due lire... Comunque, va detto che grazie a quel capolavoro ristabilimmo l'asse Roma-Tokyo.
C'erano Mussolini e le paludi, piene di fascisti nudi... Urca, Alessandra, che tanga... che album del menga...


Musica di alto livello condivisa e grasse risate. Non chiedo di meglio per questo mio articolo.

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Ⅵ) ~La Musa e il Deserto~


Il Custode della Follia  ~  J Λ N I T O Я  O F  L U N Λ C Y

○ È arduo trovare un album monumentale come Desertshore (1970, mio voto personale: 10/10) di Nico, specialmente il brano Janitor of Lunacy, il suo overture solenne e di livello eccelso. Il fascino dell'esilio tragico e della musa dannata e incantata dal deserto, l'essenza alla base di quel sublime e oscuro album.
L'incantevole Nico (Christa Päffgen, 1938 — 1988) è quella musa più oscura, gotica e atemporale, l'antitesi di Joni Michell, la quale, insieme al suo massimo capolavoro, Hejira (1976) (con alla base il tema dell'esilio epico e mistico, più spirituale e contrapposto a quello tragico, oscuro e quasi teatrale di Nico in Desertshore), rappresenta l'apice delle cantautrici femminili.

○ Come scrisse Scaruffi nella sua eccellente recensione di questo capolavoro immortale:

Tutte le canzoni partecipano allo stesso sgomento/tormento: una bambina millenaria gioca con la vita e con la morte e canticchia vecchi ritornelli di civiltà estinte. Circe prigioniera di un'isola deserta o Elettra impazzita nei suoi giochi di morte; l'androgina bionda figura compie gesti minimi per scrivere nella sabbia il proprio destino all'infinito. Intorno a lei si dilata il vuoto.
Maggiormente melodico, Desertshore mette a fuoco il canto pietrificato e lunare di Nico, lontano quanto lo si può essere dalla passionalità del soul o dalla teatralità dell'opera, semmai più vicino, almeno idealmente, al song elisabettiano e alla salmodia protestante.
C'è qualcosa di soprannaturale nel modo distaccato eppure tragico di cantare il fato tremendo del genere umano. È come se Nico osservasse da millenni la tragedia umana e tentasse di trasmetterne il dolore all'uditorio di un altro pianeta. Così astratto e scarnificato, il dolore non è più dolore, bensì soltanto sintassi del dolore: gemiti acuti, cori sepolcrali, cadenze a lutto, suoni dimessi, epitaffi e necrologi, liturgie e processioni.”

Per me il suo pensiero è ciò che più riesce a rappresentare al meglio la musica contenuta in quell'immortale albo.

~ Le Petit Chevalier ~

○ Desertshore mi catturò e mi affascinò tanti anni fa. Si tratta di uno dei miei dischi preferiti in assoluto e per me uno dei picchi massimi della musica del XX secolo, il più grande tra gli album pubblicati da una cantautrice femminile. Parlando della sua musica, ciò che più mi colpì fu il suo tono tragico, titanico e a tratti solenne come ben pochi e come mai si era visto in un album solista — forse l'unico album che riesce ad avvicinarsi al sound alieno, solitario, tragico ed immersivo di Tim Buckley con i suoi capolavori Lorca e Starsailor (1970).
Nico all'armonium narra la tragedia, il dramma esistenziale, l'esilio e il triste fato del genere umano (la creatura dannata e infelice, decaduta e ormai lontana da Dio), accompagnata dal fascino solitario del deserto, in un'opera di una bellezza inestimabile.

La mia interpretazione personale riguardo all'opera, specialmente di Janitor of Lunacy (alla quale pensai tanti anni fa): Dio, il Creatore e il Custode della follia — Colui che inganna e annienta l'azione negativa del nemico: “deceive the devil's deed” — e di tutto ciò che esiste. Sempre a tal proposito, fin dalla prima volta in cui ascoltai il pezzo, mi vennero alla mente queste liriche modificate del testo originale di Nico:

Janitor of eternity... Testify humanity...
Mortalize our memories... Bring back times before the original sin...

Per me Nico, la musa tragica e la sfinge dannata, era là, sola, fuori dal tempo e con il suo spartito da eseguire, come se cantasse alla fine dei tempi e narrasse il tragico fato dell'uomo dall'angolo più sperduto e solitario del deserto, magnifica e immortale.
Riposa in pace, Nico. La tua musica vivrà per sempre.

○ A mio avviso, per poter apprezzare al meglio il tema dell'esilio e del deserto nella musica, bisogna ascoltare ed assimilare Desertshore di Nico ed Hejira di Joni Mitchell, i due magnum opus e le vette massime di questi due temi e concetti plasmati in musica. Due gemelli di album così uguali ma allo stesso tempo totalmente diversi, come la notte e il giorno (uno oscuro e tragico, mentre l'altro spirituale e mistico), tuttavia accomunati dalla stessa essenza alla base: l'esilio e il deserto narrati attraverso l'epitaffio tragico e sepolcrale di Nico e l'arpeggio mistico e spirituale di Joni Mitchell.


~  H Ǝ J I Я Λ  

“It was the hexagram of the heavens... It was the strings of my guitar...”

○ Album consigliati:

1. The Lord of the Rings: Original Motion Picture Soundtrack — Howard Shore (2001, 2002, 2003, mio voto personale: 10/10);
2. And Now the Rain Sounds Like Life Is Falling Down Through It — Roy Montgomery (1998, mio voto personale: 9+/10);
3. Gladiator: Music From the Motion Picture — Hans Zimmer and Lisa Gerrard (2000, mio voto personale: 9/10);
4. White Light/White Heat — The Velvet Underground (1968, mio voto personale: 10-/10);
5. This Is Not a Dream — Dadamah (1992, mio voto personale: 9/10);
6. Made in Japan — Deep Purple (1972, mio voto personale: 9,5/10);
7. Melomania — The Darkside (1992, mio voto personale: 9-/10);
8. Flying Teapot — Gong (1973, mio voto personale: 9,5/10);
9. Mikkō — Yoshiko Sai (1976, mio voto personale: 9/10);
10. Desertshore — Nico (1970, mio voto personale: 10/10).

Dopo questi magnifici album consigliati, io non ho alcuna intenzione di elencare il pattume da evitare, al contrario di quanto avevo fatto in precedenza qui nel mio articolo. Questa volta solo musica di alto livello e basta.

○ Il brano del giorno:

~ When I Was a Child 

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Ⅶ) Oggi voglio parlare d'altro, di musica più personale e nostalgica per me, ben diversa da quella di cui ho parlato in precedenza:

~ Gohan & Icarus ~

Tears...

○ Più di un mese fa (verso la fine di luglio, anche se non ricordo bene il giorno preciso; penso il 22, cercando di ricordare bene), dopo essermi svegliato, mi tornò alla mente questa gemma di soundtrack della mia infanzia; subito decisi di cercarla su YouTube e di riascoltarla nel letto con lo smartphone e ammetto che mi scese una lacrima. Durante l'ascolto ritornai per un istante con la mente a più di vent'anni fa, quando ero piccolo e giocavo a questo gioco... tempi meravigliosi e ormai lontani. La mente ritornava ai pomeriggi passati con gli amici di scuola, ai giochi, all'innocenza, alla felicità e alla spensieratezza di essere bambini e anche alla preziosa ignoranza di non sapere tante cose, alcune delle quali dolorose e che, da un lato, non avresti mai voluto sapere.
La parte iniziale della OST è nostalgica, meravigliosa ma anche dolorosa per me, giacché mi ricorda così tanto quei bellissimi tempi che vissi e che non potrò mai più rivivere: è come risvegliarsi di colpo nel passato, con una brezza delicata che ti accarezza la pelle; tutto poi finisce e torni alla realtà, comprendendo che ti resta solo il ricordo di tutto ciò, con quel passato a cui tieni così tanto ma che non potrai mai più raggiungere. Questo è ciò che provai io ascoltandola di nuovo.


“There is no going back, I can't stop feeling now...
I am not the same, I'm growing up again...
There's no going back, I can't stop feeling now...”

Già...

“L'infanzia non ha tempo. Man mano che gli anni passano bisogna conservarla e conquistarla, nonostante l'età.” — Emmanuel Mounier

○ Cambiando discorso, un musicista che faceva anche il critico musicale che mi viene in mente è Timothy Andrew Sommer degli Hugo Largo, sublime band Art Rock e Dream Pop di fine anni '80. Sommer scrisse per la rivista Village Voice tra il 1980 e il 1984, lavorando a stretto contatto con il celebre critico musicale statunitense Robert Christgau.
Il capolavoro Drum (1988, mio voto personale: 9/10) degli Hugo Largo deve la sua bellezza musicale anche allo splendido e pregevole basso di Sommer, il quale accompagna in maniera superba Mimi Goese (la cantante del gruppo), la musa eterea dalla voce mielosa, squillante e a tratti favolistica. Il loro era un sound tanto sofisticato quanto unico, grazie anche al talentuoso violinista Hahn Rowe — membro della band — e ai suoi contributi fondamentali. Due bassi elettrici, un violino e una ninfa alla voce: una formazione unica e degna di nota.
La musica degli Hugo Largo rappresenta una delle vette dell'Art Rock e del Dream Pop, degna di essere accostata a quella dei Cocteau Twins. Ecco un paio di brani tratti da Drum:


Insomma, un vero esempio di chi sa scrivere di musica e realizzarla anche in maniera magistrale. Gli Hugo Largo, infatti, sono stati probabilmente la gemma più rara degli anni '80. Un loro pezzo magnifico e dal sound delicato è Martha (tratto dal loro secondo album, Mettle, pubblicato nel 1989), canzone che amo e che per me rappresenta al meglio la bellezza della loro musica:

“In a puff of smoke... I leave reality...”

○ Video ufficiale del brano qui:

La musica degli Hugo Largo è per me come un meraviglioso quadro dalle pennellate accese e vivide (i bassi e il violino), come il rimando sonoro alla tela di una Penelope moderna, tessuta e cantata dalla sublime voce di una ninfa eterea.

Gli artisti musicali talentuosi e dotati sanno sia parlare di musica sia comporla, proprio come nel caso di Tim Sommer.

○ Mi era tornata in mente e ho voluto riascoltarla:

Amo questa versione live di questa canzone di uno dei miei gruppi preferiti; la considero perfetta e la preferisco rispetto a quella originale dell'album.
Lou Reed e John Cale, due autentici geni musicali e due grandissimi artisti... altro che artisti e gruppetti sopravvalutati e da due lire.

○ Un altro brano che amo e che mi è venuto in mente è il seguente, dei Japan, roba completamente diversa e anni '80 (tratto dall'albo Tin Drum, 1981, mio voto personale: 8,5/10):

Un monumento all'Art Pop e alla New Wave con una venatura profonda di Punk. Ghosts è un capolavoro di brano presente nell'album, insieme al pezzo strumentale Canton, pregevole nel complesso e dal sapore squisitamente orientale. I Japan all'apice della loro creatività.
David Sylvian è un altro genio.

○ Album consigliati:

1. The Elder Scrolls V: Skyrim: Original Game Soundtrack — Jeremy Soule (2011, mio voto personale: 9+/10);
2. At Fillmore East — The Allman Brothers Band (1971, mio voto personale: 9+/10);
3. Well Oiled — Hash Jar Tempo (1997, mio voto personale: 9,5/10);
4. Phaedra — Tangerine Dream (1974, mio voto personale: 9+/10);
5. Ummagumma — Pink Floyd (1969, mio voto personale: 9+/10);
6. Strange Days — The Doors (1967, mio voto personale: 9,5/10);
7. Roxy Music — Roxy Music (1972, mio voto personale: 9+/10);
8. Marquee Moon — Television (1977, mio voto personale: 9/10);
9. A Live Record — Camel (1978, mio voto personale: 9+/10);
10. Lateralus — Tool (2001, mio voto personale: 9-/10).

○ Il brano del giorno:

~  Я Λ K I M  ~

Lisa Gerrard... immensa, per me la più grande di sempre insieme a Liz Fraser.

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○ Oggi I don't have voglia (😂) di scrivere in merito alla musica. Magari lo farò domani.
Dopo vedrò se mi andrà di caricare un video su uno dei miei canali musicali e di consigliare altri dieci album qui sotto, oltre a quello che per me è il brano del giorno.

○ Album consigliati:

1. One Flew Over The Cuckoo's Nest: Original Soundtrack — Jack Nitzsche (1975, mio voto personale: 9+/10);
2. Braveheart – Original Motion Picture Soundtrack — James Horner (1995, mio voto personale: 9/10);
3. The Piper at the Gates of Dawn — Pink Floyd (1967, mio voto personale: 9-/10);
4. Appetite for Destruction — Guns N' Roses (1987, mio voto personale: 9+/10);
5. Unknown Pleasures — Joy Division (1979, mio voto personale: 9+/10);
6. Then Play On — Fleetwood Mac (1969, mio voto personale: 9-/10);
7. The Black Album — Metallica (1991, mio voto personale: 9-/10);
8. London Calling — The Clash (1979, mio voto personale: 9/10);
9. Paranoid — Black Sabbath (1970, mio voto personale: 9/10);
10. Back in Black — AC/DC (1980, mio voto personale: 9/10).

○ Il brano del giorno:

~  Λ D Λ M Λ H  

“Hybrid children watch the sea... Pray for father, roaming free...”

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Ⅷ) TETSU YAMAUCHI | 山内 テツ 

○ Oggi — 21 ottobre 2024 — il leggendario bassista giapponese Tetsu Yamauchi (山内 テツ, nato il 21 ottobre del 1946 a Fukuoka, Giappone) compie 78 anni. Ho deciso di caricare sul mio canale musicale il suo raro e secondo album solista intitolato Kikyō (ききょう), pubblicato nel 1976:


Mille di questi giorni, Tetsu. Ti ringrazio per la tua stupenda musica.

○ Tetsu Yamauchi è uno dei miei bassisti preferiti; inoltre, lo considero il miglior bassista giapponese in assoluto. Amo il suo stile e ho apprezzato particolarmente i suoi contributi all'interno dello stupendo album Green Tea (1970) dei Samurai, la vecchia band degli anni '70 dove suonò il basso, accompagnato dal grande Mickey Curtis alla voce.
Ricordo che scoprii Tetsu verso la fine d'ottobre del 2016 (precisamente verso il 25 o il 26 del mese; cercando di ricordare meglio, penso il 25), grazie al suo primo album solista intitolato Tetsu (1972), stupendo. In realtà, conoscevo già la band Samurai da diversi mesi prima, scoperta su YouTube verso la metà di giugno — se non ricordo male, l'11 giugno — dello stesso anno. Ricordo che mi attirarono subito il nome del gruppo e la copertina dell'album, iconica e originale, secondo me. Amai subito il brano Four Seasons, il capolavoro dell'albo.
Che stile assurdo che aveva Tetsu.

Questo è il mio brano preferito tratto dal primo album di Tetsu, intitolato Why:

Roba d'altri tempi... 1972.


La copertina dell'albo mi è sempre piaciuta, con quel suo tocco artistico e con Tetsu messo in posa, nell'atto di suonare il basso. Lessi che il vinile originale del '72 vale parecchio per un artista non proprio conosciuto.

Riguardo all'album Kikyō, ricordo che faticai parecchio per trovarlo, con la mia ricerca iniziata dalla fine del 2016 e durata fino alla fine del 2018, quasi due anni in tutto. Accadde che verso marzo del 2018 trovai un brano dell'albo caricato su un canale YouTube e mi piacque subito, oltre al fatto che un po' mi commosse per il suo sound — mi ricordò il sound e lo stile musicale dei Samurai per il flauto e l'andamento melodico. Sto parlando di The River (もろみ川), per me la gemma dell'album e la miglior traccia presente in esso. Circa otto mesi più tardi — verso la fine di novembre del 2018, penso il 20 del mese — riuscii poi a trovare l'albo completo e me lo gustai con grande curiosità, avendo apprezzato molto il primo album di Tetsu. Bei tempi quando ascoltai per la prima volta il suo secondo album... Ricordo i pomeriggi passati ad ascoltare i brani Wake Up, The River e Mountain House in loop mentre realizzavo video e disegnavo.
Ibeza Sunset (イビザの夕焼け), l'ultimo brano strumentale dell'album, chiude in modo sognante ma anche malinconico Kikyō. Mi ricorda Sun Down, sempre l'ultimo brano — strumentale — del primo album di Testu, anche esso con quello stile malinconico.
Pur essendo un bassista, Tetsu suona anche la chitarra elettrica nei suoi due album solisti e in Kikyō canta pure.


○ Parlando sempre riguardo alla musica composta e pubblicata da artisti musicali giapponesi, mi torna alla mente questo capolavoro del 1974 (pubblicato ben cinquant'anni fa):

Grande album di Rock sperimentale/psichedelico e musica d'avanguardia con venature New Age — che scoprii nel 2016 — di Osamu Kitajima (喜多嶋 修), artista e chitarrista virtuoso e sperimentale che ho apprezzato parecchio nei suoi album solisti.


~ BENZΛITƎN | 弁才天 

○ Era da un po' che non aggiornavo questo mio articolo. Il fatto è che non ne ho avuto voglia, anche se avrei vari paragrafi da scrivere in merito agli artisti e ai gruppi musicali che amo. Lo farò più avanti, ogni volta che ne avrò voglia.
Aggiungo che vorrei arricchire ed abbellire questo mio articolo con delle immagini, come nel caso delle fotografie dei gruppi/artisti e delle copertine degli album di cui parlo qui. Vedrò di fare anche questo più avanti.
Una cosa che amo è curare i miei video musicali realizzando dei wallpaper con Adobe Photoshop (delle volte utilizzando anche l'IA per migliorare le vecchie fotografie a bassa risoluzione), modificando le copertine dei dischi e le fotografie di artisti e gruppi musicali. Mi piace poi inserirle accanto alla cover originale dell'album in questione, quando carico dei brani sul mio canale musicale.

○ Album consigliati:

1. Star Wars: The Empire Strikes Back (Original Motion Picture Soundtrack) — John Williams (1980, mio voto personale: 9,5/10);
2. The Last Samurai (Original Motion Picture Score) — Hans Zimmer (2003, mio voto personale: 9-/10);
3. Patton (Original Motion Picture Soundtrack) — Jerry Goldsmith (1970, mio voto personale: 9/10);
4. Uncle Meat — The Mothers of Invention (1969, mio voto personale: 9+/10);
5. The Pavilion of Dreams — Harold Budd (1978, mio voto personale: 9+/10); 
6. Five Leaves Left — Nick Drake (1969, mio voto personale: 10/10);
7. Making Movies — Dire Straits (1980, mio voto personale: 9/10);
8. Third — Soft Machine (1970, mio voto personale: 9+/10);
9. Lorca — Tim Buckley (1970, mio voto personale: 10/10);
10. 2112 — Rush (1978, mio voto personale: 9+/10).

○ Il brano del giorno:

Brano che amo e che mi ricorda molto il passato. Per me la parte iniziale sa di antico e ha un sapore quasi ellenico.

~  Λ L I Σ  C Λ Я  

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Greetings from ~PΛTHOΣ.


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